BIODANZANDO
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Approfondimenti su Biodanza e Teatro Sociale
BIODANZA E TEATRO SOCIALE
Sono arrivato alla progettazione del laboratorio di Biodanza & Teatro dopo un paio di anni di ricerca attraverso la frequentazione e lo studio pratico-teorico del laboratorio pedagogico teatrale in funzione della sua possibile integrazione con tecniche espressive basate sul movimento su musica, e dopo la conseguente fase di sperimentazione all'interno del gruppo settimanale di Olodramma.
Il primo laboratorio performativo-vivenciale è nato all'interno di una comunità terapeutica, che si occupa di emarginazione giovanile, con il gruppo degli ospiti che hanno aderito al progetto nel periodo giugno-settembre 2007, un'esperienza molto ricca e intensa sia per i partecipanti al laboratorio che per i numerosi spettatori alla rappresentazione finale.
Durante e dopo questa esperienza ho potuto mettere a punto le basi teoriche e metodologiche iniziali di questo nuovo percorso di gruppo che si propone come estensione al campo di intervento tradizionale della Biodanza e che unisce l'essenza della Biodanza, e quindi la Vivencia e il Principio Biocentrico, agli aspetti rituali e creativi del laboratorio teatrale e dell'antropologia della performance.
La mia proposta di Biodanza & Teatro segue dei canoni metodologici ben precisi che si differenziano da quelli del teatro tradizionale non essendo previsti dialoghi, battute e copioni e da quelle del Teatro Danza non portando in scena coreografie rigide e balletti predefiniti sotto la direzione di un regista o coreografo.
Ma soprattutto non si interpretano personaggi che non siano  lo stesso partecipante nel "qui ed ora" o le sue manifestazioni archetipiche.
Si tratta di una proposta che non sottrae identità alla Biodanza e non ne stravolge la coerenza metodologica, ma che invece ne rafforza notevolmente l’offerta sociale, culturale e artistica andandosi ad integrare con il teatro stretto parente della danza e delle altre proposte artistico-esperienziali presenti all’interno del laboratorio di creatività di Biodanza.
Il lavoro principale di Biodanza & Teatro avviene nella sessione tradizionale di Biodanza in ambiente protetto  che prende la struttura di un laboratorio dove partendo da esercizi tipici di Biodanza (vivencias finalizzate all'integrazione e allo sviluppo umano) si vanno ad aprire porte nella creatività dei partecipanti anche attraverso il successivo inserimento  di alcuni esercizi provenienti dal laboratorio di Teatro Sociale e di scrittura creativa, arrivando alla creazione collettiva di un'espressione artistica non prevedibile all'inizio del laboratorio persino dallo stesso facilitatore e che corrisponde ad una manifestazione di se stessi autentica e profonda.
E' inutile sottolineare che in questo processo sono bandite idee, opere, copioni e qualsivoglia altro prodotto preconfezionato esterno al gruppo di lavoro.
Lo spettatore finale potrà essere sia esterno che interno al gruppo di lavoro, in questo ultimo caso ci potranno essere due metodologie diverse di applicazione della proposta.
E’ plausibile affermare che il Biodanzatore può trasformarsi in “Biodanzattore”  senza per questo perdere il nucleo centrale dell’esperienza: la Vivencia, l’attimo vissuto qui ed ora con intensità coinvolgendo la cenestesia, le funzioni viscerali ed emozionali e senza togliere identità alla proposta teorica e metodologica del Sistema Biodanza?
(il neologismo Biodanzattore è appunto riferito a colui che agisce  la propria vivencia verso l’ambiente esterno senza perdere il contatto con essa e non riducendola mai ad una mera rappresentazione estetica fine a se stessa)

Alcune considerazioni filosofiche


La vivencia secondo Rolando Toro:
Per comprendere la definizione di Biodanza è necessario conoscere il concetto di vivencia, che è alla base della sua metodologia.
Il primo a investigare il senso della vivencia fu il filosofo storicista tedesco Wilhelm Dilthey: egli propose il concetto espresso dal termine tedesco Erlebnis e lo definì come «qualcosa rivelato nel complesso psichico dato nell'esperienza interna di un modo di esistere la realtà per un individuo». Le concezioni di W. Dilthey influirono sulla fenomenologia di Maurice Mer-leau-Ponty, sull'ontologia di Martin Heidegger e sulla sociologia di Max Weber.

Nella teoria della Biodanza, ho ridefinito il concetto di vivencia come esperienza vissuta con grande intensità da un individuo nel momento presente, che coinvolge la cenestesia, le funzioni viscerali ed emozionali. La vivencia conferisce all'esperienza soggettiva di ogni singolo individuo la palpitante qualità esistenziale del vissuto 'qui e ora'. Ho definito le caratteristiche essenziali della vivencia e strutturato una metodologia precisa per indurre vivencia finalizzate all'integrazione e allo sviluppo umani mediante la stimolazione della funzione arcaica di connessione con la vita, poiché la vivencia è l'espressione psichica immediata di questa funzione..

La metodologia della Biodanza prevede l'induzione di vivencia di integrazione, dal momento che esse implicano una immediata e profonda connessione con se stessi. Durante lo svolgimento di un corso di Biodanza, queste vivencia si rafforzano secondo le modalità di apprendimento stabilite da B.F. Skinner, poiché vengono associate a situazioni piacevoli (rafforza­mento positivo). Egli infatti sostiene che un apprendimento si stabilizza maggiormente incentivando il positivo piuttosto che castigando il negativo. Il fenomeno dell'apprendimento coinvolge tutto l'organismo e non soltanto le funzioni corticali, poiché la percezione dei significati che condizionano l'esistenza può influire sulla sfera emozionale e su quella viscerale. In Biodanza esso viene dunque proposto a tre livelli: quello cognitivo, quello della vivencia e quello viscerale, che sono neurologicamente in relazione, e possono condizionarsi reciprocamente, pur possedendo anche una forte autonomia.

Qualora un apprendimento non comprenda tutti e tre questi livelli, i relativi comportamenti risulteranno dissociati. Così, per esempio, una persona razionalmente può pensare di aver diritto a esercitare liberamente la propria sessualità, mentre emozionalmente può provare paura o insicurezza, e visceralmente può soffrire di diarrea nervosa.
Toro, R. (2000). Biodanza. Como: Edizioni Red

Dall’Erlebnis di Dilthey, alla performance dell’Erlebnis di Turner
L’antropologo Victor Turner fu molto attratto dal pensiero del grande pensatore sociale Wilhem Dilthey a proposito dell’Erlebnis, concetto di esperienza vissuta e letteralmente “ciò che si è vissuto fino in fondo”, Egli così scrive:
“L’antropologia della performance è una parte essenziale dell’antropologia dell’esperienza. In un certo senso ogni tipo di performance culturale, compresi il rito, la cerimonia, il carnevale, il teatro e la poesia, è spiegazione ed esplicazione della vita stessa, come Dilthey sostenne spesso.”
Attraverso la performance (che come etimologia non ha nulla a che vedere con “forma” e ancor meno con "prestazione" ma proviene dal francese antico”parfournir” e che significa completare, portare completamente a termine) ciò che si trova nascosto nella vita socioculturale viene portato alla luce della conoscenza, a tale proposito Dilthey usa il temine “Ausdruck” (espressione), da “ausdrunken” che letteralmente significa premere o spremere fuori, quindi il significato della performance è spremuto fuori da un vissuto dell’autore sia esso drammaturgo o poeta.
Un’esperienza vissuta è già in se stessa un processo che “preme fuori” verso un’espressione che la completi.

Victor Turner riassume L’Erlebnis di Dilthey in un processo che passa attraverso 5 fasi:
  1. Nucleo percettivo: il piacere o il dolore possono essere avvertiti più intensamente che nei comportamenti ripetitivi divenuti routine.
  1. Immagini di esperienze passate vengono evocate con insolita chiarezza di contorni, potenza di senso ed energia di proiezione
  1. Gli eventi passati rimangono inerti a meno che i sentimenti originariamente collegati ad essi non possano essere pienamente rivissuti
  1. Il significato si genera attraverso il pensiero con sentimento di unione tra gli eventi passati e quelli presenti.
  1. Un’esperienza vissuta non è mai veramente completa finchè non viene espressa, cioè finchè non viene comunicata in termini intelligibili dagli altri, tramite il linguaggio o in altro modo. La cultura è appunto l’insieme di tali espressioni che vengono offerte alla società.

Secondo Dilthey ci sono vari tipi di espressioni: le idee, le azioni umane e le opere d’arte, personalmente ritengo che la performance della vivencia è un’opera d’arte con la qualità del qui e ora e dell’irripetibilità e come afferma Turner citando in parte Dilthey:
“E’ in questo momento che il poeta, l’artista o il drammaturgo <dispiega liberamente le immagini oltre i confini della realtà>. L’artista cerca di penetrare l’essenza stessa dell’Erlebnis. Così facendo dà libero accesso alle profondità dove <la vita coglie la vita>”.

queste poche parole, a mio avviso, esprimono con una forza straordinaria il momento dell'incontro trascendente tra la creazione artistica ed il Principio Biocentrico.

Dalla vivencia alla performance
ovvero la performance della vivencia

Dopo aver riportato come Rolando Toro arrivò alla formulazione della Vivencia partendo dall’Erlebnis di Wilhem Dilthey
Dopo aver riferito i vari passaggi attraverso i quali Dilthey afferma che un'esperienza vissuta non è mai veramente completa finchè non viene espressa
E infine dopo aver preso atto di come Victor Turner sostiene che la performance è l’espressione antropologica principale dell’esperienza vissuta, quella che la porta completamente a termine
posso affermare, a supporto della mia ricerca metodologica circa la possibilità di coniugare vivencia e performance e quindi Biodanza e Teatro, che un’esperienza vivienciale può essere completamente portata a compimento attraverso la performance della stessa in un contesto di cooperazione, contenimento affettivo, e lavoro di gruppo dove il Biodanzattore possa esprimersi in un atto trascendente di fusione col mondo esterno al gruppo di lavoro originario: quello dello spettatore, una grande opportunità per unirsi e celebrare la gioia di vivere.
La proposta di Biodanza e Teatro può diversificarsi in quella di Biodanza e Teatro Sociale qualora il progetto si rivolga a gruppi e comunità preesistenti  di carattere sociale, educativo e terapeutico. Ideale anche da proporre come laboratorio di cittadinanza patrocinato o finanziato da comuni e circoscrizioni e che si rivolge anche alle fasce deboli e disagiate, da offrire anche nel contesto di Biodanza e Azione Sociale e quindi di volontariato.
Racconta Rolando Toro:
I miei figli maggiori Cecilia, Leonardo, Pilar, Rolando e Maria Veronica sono stati i partecipanti iniziali alle prime sessioni di Biodanza in Cile; hanno inoltre preso parte a spettacoli teatrali ispirati a questo sistema e, in seguito, si sono dedicati all’insegnamento e alla ricerca.


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