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- Cos'è la felicità?
Biodanza con Riccardo Cazzulo. Scuola Biodanza Liguria IBFed
Pubblicato da Riccardo Cazzulo in Articoli · Mercoledì 01 Ago 2018
Tags: PsicologiaPositiva
Quasi la totalità delle persone al giorno d’oggi parla di benessere e di felicità, così come se ne parla nei più svariati ambiti che vanno dalla televisione alle riviste, dai saggi alla letteratura e immancabilmente ne parla molto il mondo della pubblicità. Nonostante questo grande utilizzo del termine si tratta di un’area che non è facile definire e circoscrivere e che può assumere significati diversi all'interno di differenti individui o gruppi sociali visto che entrano in gioco innumerevoli fattori come la religione, la tradizione culturale, le credenze, la visione del mondo, i valori, le molteplici gerarchie di bisogni oltre ai diversi periodi storici di riferimento.

I concetti chiave che la psicologia positiva cerca di studiare e di promuovere, attraverso un cambio di paradigma della scienza psicologica muovendo dallo studio rivolto esclusivamente a patologie, carenze, deficit e limitazioni ad un altro che prende in esame gli aspetti creativi e costruttivi degli individui, sono proprio quelli di benessere, felicità e funzionamento ottimale dell'individuo. L’intento è quindi quello di spostare l’interesse disciplinare dai rimedi contro gli aspetti peggiori delle persone alla costruzione di qualità positive.

Per gli psicologi positivi esistono due dimensioni distinte della felicità: quella esperienziale e quella valutativa. Nel primo caso entrano in gioco le condizioni psicologiche transitorie come le emozioni positive, le esperienze ottimali, le situazioni di benessere e gratificazione dove l’individuo vive delle esperienze di picco. Nel caso della dimensione valutativa della felicità si fa riferimento invece ad una autovalutazione globale da parte dell’individuo del proprio livello di soddisfazione generale nei vari settori  di vita, della qualità e del significato che vengono attribuiti e percepiti nella propria esperienza esistenziale e dalla percezione di autonomia e controllo delle proprie azioni e decisioni.

La dimensione dell’esperienza della felicità risulta essere facilmente indagabile dalla psicologia per il fatto che ogni esperienza ha delle caratteristiche emozionali, cognitive e motivazionali che possono essere misurate per ogni differente esperienza sia in laboratorio che in condizioni naturali.
Ad esempio sono state fatte numerose sperimentazioni basate sulle emozioni positive che venivano attivate attraverso la visione di filmati specifici per poi appurare che assecondavano effetti benefici nelle prestazioni cognitive con conseguenze sulla mobilizzazione di risorse positive, pianificazione e raggiungimento di obiettivi, flessibilità nel pensiero e comportamento prosociale e di aiuto.
Altre ricerche hanno evidenziato come la motivazione intrinseca, data dalle emozioni positive nel compiere un'attività gratificante fine a se stessa, abbia un ruolo determinante nel favorire benessere, sviluppo di competenze e prestazioni di alto livello.
"L'esperienza nella sua globalità -che include dimensioni emotive, cognitive e motivazionali interagenti tra loro- è stata invece l'oggetto degli studi di Mihaly Csikszentmihalyi, che ha identificato tra le fluttuazioni quotidiane dello stato di coscienza l'esperienza ottimale, o flow; si tratta di una condizione di profonda concentrazione, impegno, gratificazione e stato affettivo positivo, le cui caratteristiche sono risultate stabili e ricorrenti".

Molto più complessa e meno definita risulta invece essere la dimensione valutativa della felicità.
A tale proposito esistono due filoni di ricerca in psicologia positiva:
• La prospettiva edonica
La prospettiva eudemonica

Nella prospettiva edonica "gli studi si focalizzano sul piacere, inteso come esperienze e valutazioni della vita favorevoli, che producono emozioni positive e uno stato di benessere soggettivo connesso non solo all'edonismo puramente sensoriale, ma anche alla soddisfazione per il perseguimento di obiettivi che la persona considera fonti di esperienze e situazioni gratificanti.

Nella prospettiva eudemonica invece "rispetto alle emozioni positive e alle situazioni piacevoli vengono privilegiati altri fattori: la capacità umana di perseguire obiettivi complessi e significativi per il singolo e la società; la mobilizzazione delle risorse in vista di un aumento delle abilità e dell'autonomia individuale; le competenze sociali e il ruolo delle relazioni interpersonali nella promozione del benessere individuale e comunitario. La prospettiva eudemonica ha le sue origini nella concezione aristotelica di felicità (o eudemonia) descritta nell'Etica Nicomachea come realizzazione della vera natura umana. Secondo Aristotele l'uomo è per natura un essere razionale; di conseguenza, il sommo bene si identifica con il pensiero e la ragione, e la costruzione della buona vita passa attraverso la coltivazione della conoscenza e l'esercizio di virtù non solo personali, ma anche civiche. L'eudemonia comprende infatti la realizzazione di obiettivi individuali ma anche collettivi, legati a quel bene comune che pone gli esseri umani in tensione reciproca, e identificabili mediante le opportunità offerte dalla società nel cui ambito ciascuno collabora alla costruzione di un progetto condiviso.
Riccardo Cazzulo
  


BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
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