La matrice psicologica che supporta tutto il mio intervento con i gruppi e con i singoli soggetti è quella della Psicologia Positiva.
La psicologia positiva, formalizzatasi sul finire degli anni ’90, è una prospettiva scientifica molto recente che sta attualmente vivendo la propria fase di sviluppo e che rivolge il proprio interesse al benessere e alla realizzazione degli individui e della collettività piuttosto che ai loro problemi e alle loro sofferenze.
Da alcuni decenni ormai anche le discipline scientifiche come la psicologia, la sociologia e l’economia hanno iniziato ad interessarsi sempre più dei temi relativi alla qualità della vita e al benessere. Grazie soprattutto a l’accrescimento delle risorse economiche e alla conseguente esigenza di soddisfacimento di bisogni di livello superiore una serie di nuovi valori sono entrati a far parte della vita delle persone. Sia i ricercatori che la popolazione in genere hanno iniziato ad interessarsi in maniera concreta a questioni relative a salute, benessere, partecipazione e qualità della vita e agli aspetti psicologici collegati.
Questo scenario ha favorito la nascita e lo sviluppo della psicologia positiva con lo scopo di favorire un cambiamento nella psicologia “in modo che, accanto allo studio di come riparare al peggio nella vita ci sia spazio anche per tutto ciò che rende la vita meritevole di essere vissuta: una scienza e una professione per comprendere e costruire quei fattori che permettono agli individui, alle comunità e alle società di fiorire e raggiungere un funzionamento ottimale” (Colombo & Goldwurm, 2010).
Secondo i principali esponenti della disciplina le aree di studio interessate risultano essere principalmente tre:
Le emozioni positive nelle quali viene inclusa anche la felicità
I tratti positivi: potenzialità, virtù e abilità, comprese quelle atletiche
Le istituzioni positive come la democrazia, la famiglia e la libertà di informazione.
Queste tre aree si influenzano a vicenda visto che le istituzioni positive supportano i tratti positivi che a loro volta sostengono le emozioni positive sia nei momenti di benessere che in quelli di crisi.
La psicologia positiva non vuole essere un nuovo movimento e neppure un nuovo paradigma, si tratta di una nuova prospettiva di studio e analisi del comportamento umano.
La nascita della psicologia positiva è stata ufficializzata da un numero monografico di American Psychologist del gennaio 2000, successivamente anche in Italia sono stati pubblicati numerosi articoli sulla rivista Psicologia della Salute.
Interessanti risultano essere alcune considerazioni di Delle Fave relative agli aspetti geografici della disciplina: “La scotomizzazione del positivo nel panorama psicologico internazionale è peraltro strettamente connessa alla caratterizzazione occidentale della disciplina. In altri contesti culturali non si è mai posto il problema di distinguere tra psicologia e psicologia positiva, essenzialmente perché non si è mai coltivata una visione negativa e patologica dell’uomo e della sua realtà sociale. Al contrario, la psicologia occidentale non ha mai studiato in modo sistematico le caratteristiche degli individui soddisfatti e delle comunità fiorenti; gli psicologi hanno solo una conoscenza frammentaria di ciò che renda la vita meritevole di essere vissuta e di come si possano sviluppare a livello ottimale le potenzialità individuali e collettive” (Delle Fave in Colombo & Goldwurm, 2010).
Riccardo Cazzulo
Riferimenti bibliografici: